Essere in ansia e rimuginare: conosci questa relazione?

Quante volte ti capita di rimuginare sulle cose? perderti tra i tuoi pensieri per poi, scoprire di non riuscire a smettere? Un breve articolo per capire cosa significa rimuginare e cosa fare per interrompere una relazione pervasiva e ambivalente con i propri pensieri.

Cosa significa essere in ansia?

L’ansia è un’emozione molto utile perché permette una risposta adattiva e funzionale di attacco o fuga, tuttavia, se la minaccia è un pensiero ipotetico, relativo al futuro, non è possibile eliminarlo completamente, si può solo scegliere di affrontarlo o lasciarlo andare.

Quando una persona è ansiosa sperimenta uno stato emotivo fastidioso caratterizzato da sensazioni sgradevoli come tensione,  tremore, nausea e vertigini, ecc. Una strategia che gli esseri umani utilizzano per occuparsi di questo malessere è iniziare a rimuginare cioè, attivano un processo di pensiero consapevole a seguito della percezione di una minaccia ipotetica circa il futuro prossimo o remoto.

Cosa significa rimuginare?

Rimuginare è un’esperienza molto comune; è possibile distinguere un rimuginio “normale” e uno patologico, queste due tipologie rappresentano i due estremi di un continuum e non sono categorie distinte. Negli ansiosi il rimuginio permane nel tempo mentre, nelle persone non ansiose tende a scemare. La differenza principale è quantitativa e non qualitativa.  Il rimuginio ansioso è la caratteristica principale del disturbo d’ansia generalizzata; è un’attività prevalentemente verbale e assume i contorni di un dialogo interno persistente e ricorsivo. Questo tipo di attività è dispendiosa perché utilizza grandi risorse mentali e impegna la memoria di lavoro anche per un periodo prolungato. Inoltre, rimuginare in modo cronico può portare a numerosi sintomi fisici, anche invalidanti, tra cui maggiore tensione muscolare, mal di testa, irrequietezza, irritabilità, nausea e può favorire l’esordio di danni alle coronarie in soggetti anziani.

Questo tentativo di soluzione contribuisce a tenere in piedi la minaccia e contribuisce a focalizzare l’attenzione su tutti i possibili esiti catastrofici e sulla sintomatologia più grave. Per alcune persone, interrompere questo tipo di processo è estremamente difficile perché il pensiero che arriva è considerato alla stregua di un fatto, un dato minaccioso e concreto che difficilmente può essere messo in discussione. Possiamo affermare che il rimuginio impedisce la naturale regolazione della sofferenza psichica e contribuisce a ingrandirla in modo eccessivo.

Cosa si può fare?

Esistono numerosi interventi terapeutici che hanno come obiettivo quello di affrontare questi fenomeni e sviluppare una consapevolezza metacognitiva. In primo luogo, puoi chiedere aiuto a un professionista della salute mentale!

Acquisire consapevolezza dei nostri processi mentali è molto importante, significa conoscere meglio le nostre modalità di funzionamento e il rapporto con i nostri pensieri.

Perciò, ogni volta che ti capita di rimuginare sulle cose prova a fermarti, ascolta te stesso, accogli ciò che senti e, soprattutto, non giudicare.

 

Bibliografia

  1. Caselli, G. M. Ruggiero, S. Sassaroli, (2017) Rimuginio, Teoria e terapia del pensiero ripetitivo. Raffaello Cortina Editore

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